Rifarsi il seno: La storia di Timmie Jean Lindsey

Rifarsi il seno: La storia di Timmie Jean Lindsey

Timmie Jean Lindsey ha compiuto 72 anni nel 2003, e non è molto conosciuta al di fuori del piccolissimo mondo degli appassionati di storia della chirurgia estetica. In un’ intervista da poco rilasciata allo Houston Chronicle appare come una nonna qualsiasi, eppure è stata la prima donna al modo a rifare il seno con protesi in gel di silicone.

La prima mastoplastica additiva

Nel marzo 1962 la signora Lindsey, allora divorziata e madre di sei figli, si recò presso un’ ospedale di Houston per chiedere l’ eliminazione di due tatuaggi, due rose disegnate sul seno. Assieme all’ intervento desiderato, ricevette la proposta di ingrandire il seno con il metodo sperimentale che i suoi due medici, Thomas Cronin e Frank Gerow, avevano appena inventato. Nonostante la proposta fosse insolita, la signora concordò che il suo seno, svuotato dopo sei gravidanze, potesse essere un candidato ideale per l’ ingrandimento, ed acconsentì, con la curiosa condizione che allo stesso tempo le venissero corrette anche le orecchie a sventola.

L’ invenzione delle protesi mammarie

Cronin e Gerow, i due chirurghi plastici che eseguirono il primo ingrandimento mammario, sono ambedue morti da diversi anni, e molti aneddoti si raccontano su di loro e su come ebbero l’ idea di creare delle protesi in gel di silicone. Thomas Cronin era un medico di vecchio stampo, benestante e, secondo alcuni, piuttosto presuntuoso; Frank Gerow, all’ altro estremo, era un immigrato canadese di cui si ricorda la giovialità ed il fatto che vivesse senza grandi mezzi, a Houston, in una casa priva di aria condizionata. Sembrerebbe che l’ idea delle protesi sia venuta proprio a Gerow, quando gli capitò di schiacciare una sacca piena di sangue nell’ emoteca dell’ ospedale e di apprezzarne la consistenza: da allora in poi, lavorando assieme alla Dow Corning, i due medici realizzarono quella che subito definirono la natural-feel prosthesis, ovvero il primo modello di protesi mammaria in gel di silicone.

Effetti ‘sociali’ della prima mastoplastica additiva

La signora Lindsey attribuisce all’ intervento che ingrandì il suo seno (passando da una coppa B ad una C scarsa), l’incontro con il suo futuro secondo marito, Bill Lindsey, che in poco tempo le chiese di sposarlo, alla presenza dei figli che ambedue avevano già da precedenti matrimoni (un totale, con i quattro di Bill, di ben dieci). Sempre nei suoi racconti, si riferisce che, dopo l’ ingrandimento del seno, le capitava assai spesso che gli uomini fischiassero al suo passaggio: “Direi che questo è l’ effetto che le giovani di oggi sperano di ottenere, ma non era molto importante per me“, aggiunge la signora.

Il più lungo follow-up

La signora Lindsey non ha mai sostituito le protesi originali, e pertanto il suo è il più lungo periodo di controllo di cui si possa disporre per gli interventi di mastoplastica additiva. Il suo seno rifatto non compete per dimensione con quelli di oggi, ma ha attraversato senza problemi l’ intero periodo in cui, a partire dal 1992, molte donne hanno fatto causa alla Dow Corning per i rischi presunti dell’ impianto di silicone. Negli anni, Lindsey ha sofferto di depressione, ha impiantato protesi di ginocchio per l’ artrosi, ed una volta è caduta rischiando di rompere le protesi mammarie, che però non furono sostituite neanche in quell’ occasione. Quando guarda la televisione con le ragazze ed i seni rifatti di oggi, commenta: “Non riesco proprio a credere che possano farli così grandi, adesso!“, ed alla nipote che le chiede un prestito per rifarsi il seno risponde di no. “Non perchè io sia contraria“, conclude, “ma soltanto perchè voglio che prima ci pensi un po’ su“.